Grazie a una campagna di crowdfunding, in Scozia sta per nascere la distilleria di whisky più sostenibile al mondo; Continua intanto a crescere la domanda di drink analcolici o poco alcolici, ma è in ottima salute anche l’industria del gin, meglio se premium e di nicchia. Le notizie chiave dal mondo della mixology e dei distillati dai media internazionali del settore.
La distilleria di whisky più sostenibile del mondo
Il produttore indipendente di alcolici The Thompson Brothers ha lanciato una campagna di crowdfunding da 1,8 milioni di sterline (2,15 milioni di euro) per contribuire a finanziare la costruzione della Struie Distillery a Dornoch, in Scozia. Come riporta The Spirits Business, sarà una distilleria sostenibile “all’avanguardia”, che potrà stabilire nuovi standard nel settore e avrà una capacità produttiva 20 volte superiore a quella dell’attuale sito di produzione di whisky dell’azienda, la Dornoch Distillery, che si trova a meno di 200 metri da luogo in cui sarà costruito il nuovo stabilimento.
Grazie e una tecnologia in attesa di brevetto, che prevede fra l’altro un alambicco con condensatore progettato per funzionare con energia rinnovabile generata in loco, la distilleria opererà a zero emissioni di carbonio. Questo dovrebbe fare della Struie Distillery la distilleria con la migliore efficienza energetica al mondo, una delle più sostenibili a livello globale, ponendosi come il nuovo punto di riferimento nella produzione di whisky scozzese.
Sempre più low alcol e zero alcol
Il mercato deli drink analcolici e a basso contenuto di alcol sta crescendo a ritmi esponenziali, con un aumento composto annuo (CAGR) previsto del 4% fino al 2028. In base a un’analisi di IWSR, si legge su Beverage Daily, in particolare i prodotti senza alcol cresceranno nel periodo del 7%, offrendo opportunità significative alle aziende del settore.
I principali motivi di questa crescita vanno da una tendenza alla moderazione nel consumo di alcol a una sempre maggiore scelta e disponibilità di prodotti zero alcol o “low Abv”. Una tendenza trainata in primis dai giovani consumatori, Gen Z e millennial. In base ai dati contenuti nel report, il consumo pro capite in litri di alcol puro è oggi inferiore di circa il 20% rispetto al 2000.
Continua la crescita del gin, meglio se premium e di nicchia
Continua a crescere anche il mercato del gin, in particolare nell’ambito dei prodotti premium e di nicchia. Stando a un rapporto di Maximize Market Research di cui riferisce The Drinks Business, il fatturato globale del settore raggiungerà i 22,73 miliardi di dollari (21 miliardi di euro) entro il 2030. A determinare l’aumento della domanda di gin è in particolare la mixology: secondo gli analisti, “i cocktail a base di gin (come Gin Tonic, Negroni e Martini) stanno trainando il consumo nei bar e negli ambienti domestici”.
Per quanto riguarda i prodotti più richiesti, si legge nel report, “i consumatori mostrano una preferenza per i marchi di gin in produzioni limitate, di provenienza locale e dal sapore unico“. Proprio per questo, “i distillatori stanno sperimentando agrumi, spezie, note floreali e botaniche esotiche per creare profili aromatici distinti”. Inoltre, la tendenza heslthy è oggi assecondata dall’esistenza di “gin a basso contenuto calorico e a basso contenuto alcolico [che] attraggono i consumatori attenti alla salute in cerca di bevande alcoliche più leggere“.
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