lunedì, Marzo 31, 2025
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‘Meno show, più sorriso’: da Altamura, la filosofia di Tomodivino

Un bancone, sette cocktail in carta e clienti che si sentono a casa. Daniele Matera ci racconta Tomodivino, dove si beve semplice e si parla tanto.

In un mondo in cui la mixology spesso rincorre l’effetto speciale, Daniele Matera sceglie la via della semplicità.
A Altamura, in Puglia, guida da otto anni Tomodivino, un cocktail bar nel centro storico, zona ZTL, dove si beve bene, si spende poco e soprattutto si parla.
Qui i clienti vogliono sentirsi a casa, non sentirsi spiegare ogni singolo ingrediente. Se poi te lo chiedono, certo, glielo racconti. Ma il punto è condividere, divertirsi, stare al banco”.

Abbiamo incontrato Daniele in occasione dell’edizione 2025 di Splash, per parlare di cocktail, scenari futuri e ospitalità vera.

Daniele, partiamo dalle basi. Chi sei e da dove arrivi?
Mi chiamo Daniele Matera, ho 38 anni e vengo da Altamura. Faccio questo lavoro da quando ne avevo 15, partito come tanti dal classico bar di paese. Senza parenti nel settore, ho iniziato da dipendente, poi è diventata passione.

E oggi sei titolare di Tomodivino. Quando hai aperto?
Otto anni fa. Il locale è nel centro storico, in zona ZTL. Lavoriamo molto con una clientela che si muove a piedi, del quartiere.

Che tipo di proposta fate?
Cocktail classici, con qualche twist. Io sono convinto che più il drink è semplice, più piace. In carta ne ho sette, tutti a 9 euro. I gusti? Da noi vanno gli amari e gli acidi. I dolci non li evitano, ma non sono richiesti.

Low alcohol, ne parliamo tanto. Tu come la vedi?
Nel mio locale no, non è una tendenza che sento. La gente vuole bere, nel senso classico. Niente calo dei consumi, almeno per ora.

Il food c’è?
Sì, dalla nascita. Taglieri, bruschette, stuzzichi da aperitivo.

Guest e ospitate: partecipi, organizzi?
Poco. Onestamente, credo che si facciano troppe cose inutili e si perda il senso. Il cliente deve stare bene, non vedere un “circo”. L’accoglienza si fa con qualità, simpatia, contatto umano. Non ha nulla a che vedere con i barman star.

Ti capita di fare eventi o serate immersive?
Abbiamo organizzato eventi con brand, ma mai allestimenti “teatrali”. Se l’idea è buona e fa star bene il cliente, per me si può fare. Ma per me conta sempre quello: che chi entra si diverta, con o senza scenografia.

Qual è il problema oggi nei bar secondo te?
Che molti non parlano più con i clienti. Tanti baristi pensano solo a ciò che c’è nel bicchiere, ma dimenticano che il bar è anche relazione. Io voglio che le persone si sentano a casa. Ridiamo, parliamo, magari aspettano anche dieci minuti in più… ma si divertono.

I tuoi tre cocktail preferiti?
Americano, Old Fashioned, Gin Fizz.

Quello che proprio non ti piace?
Il Martini. Non fa per me.

Tre bar da visitare in Puglia secondo te?
Quanto Basta a Lecce; Botanical di Bisceglie e Gambusa a Torre a Mare.

Leggi la notizia anche su Horecanews.it

Credits foto: Nicole Cavazzuti

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