Intervista a Nuccio Caffo: ”Siamo pionieri nel proporre i primi ready to serve con l’amaro”
“Siamo orgogliosi di entrare in anticipo rispetto ai competitor in un mercato come quello dei ready to serve con cocktail premiscelati a base amaro. Dati alla mano, è un settore in forte crescita sia in America che in Italia ed Europa”, afferma con soddisfazione Nuccio Caffo amministratore delegato di Gruppo Caffo 1915.
La presentazione ufficiale alla stampa, dopo una campagna pubblicitaria di cartellonistica limitata al territorio calabrese, è stata organizzato lo scorso 13 settembre in occasione anche del primo press trip organizzato per un ristretto numero di giornalisti italiani e stranieri, grazie al quale abbiamo visitato l’azienda e intervistato Nuccio Caffo.
Mi ha colpito, visitando lo stabilimento, la capacità di coniugare cura per le ricette tradizionali e metodi di produzione innovativi.
Una caratteristica che nasce dall’impegno, da un lato, di migliorare le condizioni di lavoro, automatizzando tutti i processi più pesanti, dall’altro di migliorare la produzione escludendo la possibilità di errori in determinate lavorazioni. Proprio le nuove tecnologie, ad esempio, ci hanno consentito di riportare ai livelli di un tempo la qualità di Ferrochina Bisleri, quando abbiamo acquisito questo marchio.
E come?
Disponiamo di attrezzature che ci permettono di analizzare in maniera molto precisa la composizione dei prodotti: ebbene, confrontando quello contenuto in vecchie bottiglie di Ferrochina ci siamo accorti che, nel liquore più recente, mancava un ingrediente. Così, indagando, abbiamo scoperto che nei primi anni ’80, in occasione di uno spostamento della produzione, la formula era stata leggermente modificata. Per fortuna ho avuto modo di conoscere un pronipote di Felice Bisleri, fondatore dell’azienda, il quale conservava una lastra su cui il bisnonno aveva fotografato la ricetta originale del 1881: consultando quel documento, abbiamo avuto la conferma della presenza dell’ingrediente che avevamo individuato.
Oggi, in ogni settore produttivo, sostenibilità è una parola chiave: come applicate da Caffo questo concetto?
Possiamo dire che, in realtà, la sostenibilità ha sempre fatto parte del DNA di Caffo, sin da tempi non sospetti. Abbiamo installato il primo impianto fotovoltaico quasi vent’anni fa. Per non parlare del riutilizzo degli scarti di lavorazione: già mio nonno impiegava le vinacce esauste come combustibile per la caldaia che alimentava la distilleria. Oggi le usiamo, insieme ad altri sottoprodotti, come biomassa per alimentare un digestore per la produzione di biogas che poi viene a sua volta trasformato in energia elettrica. Attualmente stiamo investendo in ulteriori impianti fotovoltaici ed entro l’anno arriveremo a una produzione di circa 500 kW all’ora, che ci consentiranno di essere autosufficienti. E ancora, posso citare il fatto che la bottiglia del nostro prodotto principale, Vecchio Amaro del Capo, è realizzata all’80% con vetro riciclato.
Sul fronte dei prodotti, avete appena lanciato due “ready to serve”, due alternative allo Spritz basate sui vostri distillati. Come packaging, avete scelto la lattina.
È un contenitore moderno, riciclabile, dall’immagine giovanile. Questi prodotti nascono dall’esperienza che abbiamo sviluppato già nel 1999 con Capo’s Drink, una bevanda gassata in bottiglia pronta da bere a base di Amaro del Capo, in un’epoca in cui l’amaro veniva considerato solo un digestivo da fine pasto. Oggi i tempi sono più maturi, grazie al lavoro fatto per allargare il consumo dell’amaro a tutti i momenti della giornata, ad esempio proponendolo ghiacciato o in miscelazione.
A queste due referenze prevedete di affiancarne altre in futuro?
Sì, ma al momento testiamo il mercato con questi due prodotti: siamo partiti ad agosto dalla Calabria con la mission entro dicembre di distribuire in tutta Italia e subito dopo anche all’estero. Se otterranno il gradimento del pubblico, porteremo avanti il progetto di realizzare una linea di “ready to serve” lanciando nei prossimi anni altre referenze.
Quali mezzi utilizzerete per la campagna di lancio?
Per il test iniziale in Calabria ci siamo avvalsi di poster per le strade della regione, oltre che di cartelloni in strada e dei social media, canale ormai irrinunciabile.
Che cosa significa rappresentare la quarta generazione alla guida di un’azienda storica come Caffo, unica a produrre distillati in Calabria?
La verità? Per me, è una grande e bella responsabilità. Bisogna portare avanti quello che è stato costruito in passato e allo stesso tempo guardare avanti, fare ancora di più. Così da preparare il terreno per la quinta generazione… Anche se i miei due figli, al momento, sono ancora troppo piccoli per pensare all’alcool.
Il clima della Calabria ben si presta alla coltivazione dell’agave: avete mai pensato di realizzare un distillato alternativo al tequila messicano, come ha fatto qualche vostro collega in Sicilia e in Sardegna?
Per ora no, ma non lo escludo per il futuro. Nei nostri laboratori proviamo continuamente ogni possibile nuovo prodotto. Fra il 2023 e quest’anno, ad esempio, abbiamo realizzato due distillazioni di rum con canna da zucchero che cresce proprio in questa zona e in quella di Reggio Calabria: una produzione molto piccola, che ha dato vita al primo rum agricolo calabrese. Al momento stiamo valutando se lanciarlo in edizione limitata oppure attendere di produrre ulteriori lotti in modo da avere quantità sufficienti per una distribuzione su scala più vasta.
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