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World’s 50 Best Bars 2025: trionfo italiano nella mixology internazionale

Nicole Cavazzuti, la nostra inviata a Hong Kong, analizza il risultati della cerimonia dei 50 Best Bars: emergono Cina ed est Europa ma tanta Italia ai vertici.

Partiamo dal dato principale: hanno fatto capolino Cina ed Europa orientale, ma i locali italiani all’estero dominano o quasi le posizioni di vertice della graduatoria 2025. La rivelazione dell’anno arriva da Milano e la nuova stella della drink industry mondiale è un talentuoso bartender che ha iniziato poco più di vent’anni fa da Como. Ma procediamo con ordine.

Viva l’Italia. È questo (anche) il messaggio della graduatoria 2025 dei World’s 50 Best Bars, la cui cerimonia di assegnazione dei premi si è svolta mercoledì 8 ottobre a Hong Kong. Perché la presenza italiana è massiccia nelle prime 50 posizioni e perché l’Italia primeggia a livello internazionale, con tre locali italiani – sebbene ubicati all’estero – nelle prime quattro posizioni. A cominciare dal primo in assoluto, quel Bar Leone di Hong Kong, progetto del romano Lorenzo Antinori che, oltre a essere da due anni il Best Bar in Asia, era stato lo scorso anno la più elevata nuova entrata nel ranking globale al numero 2.

E dopo la seconda posizione dell’Handshake Speakeasy di Città del Messico, già al vertice lo scorso anno e miglior bar del Nord America (si è già discusso ampiamente del declino anche nella mixology degli Stati Uniti, dove la cocktail culture è nata e si è affermata per oltre un secolo), al terzo posto si riconferma il Sips di Barcellona del comasco Simone Caporale e dello spagnolo Marc Alvarez, che il primato assoluto dei 50 Best lo ottenne nel 2023. E proprio Caporale, durante la serata, ha ricevuto il premio Industry Icon Award, riconoscimento meritato per un professionista che al vertice della graduatoria c’è stato per ben cinque volte (dal 2012 al 2015 vi condusse l’Artesian di Londra, assieme ad Alex Kratena).

Il caso Moebius. Si conferma il Paradiso al numero 4 (in risalita dal 10 dello scorso anno), speakeasy ormai celebre, anch’esso a Barcellona, anch’esso ex numero uno (nel 2022) e anch’esso creato e diretto da un italiano, il toscano Giacomo Giannotti, con la moglie Margarita Sader. Merita inoltre attenzione il recupero di un altro ex primatista mondiale, il londinese Connaught Bar (dalla 13ma alla sesta posizione), gestito (in modo impeccabile) da Ago Perrone, Giorgio Bargiani e Maura Milia. Subito dopo, l’autentica rivelazione dell’anno ci riporta in Italia, precisamente a Milano: infatti il Moebius, creazione di Lorenzo Querci, dopo il debutto in classifica dodici mesi fa al 38mo posto, compie un balzo straordinario di 31 posizioni arrivando settimo e conquistando l’Highest Climber Award, riconoscimento destinato al miglior scalatore dell’anno.

Gli evergreen. Proseguendo nella graduatoria e rimanendo in territorio italiano, incontriamo due presenze storiche dei World’s 50 Best Bars: il Locale Firenze avanza dalla 36ma alla 22ma posizione, mentre il Drink Kong di Roma scivola dalla 33ma alla 40ma, cedendo dopo diversi anni il primato di miglior bar italiano. Tuttavia continua a dimostrare che la creatività di Patrick Pistolesi rappresenta un punto di riferimento costante nel mondo del bartending. Mantiene il proprio valore anche il milanese 1930, che anzi risale nella graduatoria (dal 50mo al 43mo posto) dopo il trasferimento di sede e l’abbandono del format originario del secret bar, ennesima dimostrazione della capacità di Flavio Angiolillo nell’interpretare e precorrere le evoluzioni del settore.

L’impronta italiana emerge anche osservando il proseguimento della graduatoria principale, ovvero le posizioni dalla 51 alla 100, pubblicate alcune settimane prima. A partire dalla 54ma posizione, dove il Bar Mauro di Città del Messico, esplicitamente ispirato all’aperitivo italiano, ha ricevuto il premio One to Watch di Campari, assegnato al locale con le maggiori possibilità di entrare tra i top 50 nei prossimi anni. Quella top 50 che in passato ha accolto il Freni e Frizioni di Roma, attualmente 58mo, e L’Antiquario di Napoli, quest’anno 63mo (e unica rappresentanza del Meridione nella classifica). Concludiamo con l’espressione “a volte ritornano”, segnalando il rientro in graduatoria al 98mo posto dello storico Jerry Thomas: tra i pionieri della cocktail renaissance italiana fin dall’inaugurazione nel 2009 e primo speakeasy del Paese, era stato tra i primi 50 dal 2013 al 2017 e nel 2019, prima di uscire gradualmente (ma temporaneamente) dalla lista.

Mixology sempre più globale (Africa compresa). Riguardo alle altre dinamiche emergenti dai World’s 50 Best Bars 2025, si rafforza il peso crescente dell’Estremo Oriente, consolidato da nuovi ingressi nella lista principale quali The Bellwood di Tokyo (48mo) e Hope & Sesame di Guangzhou in Cina (29mo). Rilevante è inoltre il primo accesso tra i top 50 di un locale dell’Europa orientale, il Mirror di Bratislava in Slovacchia (nuova entrata più alta al 25mo posto). Infine va sottolineato che, per la prima volta, le zone di Medio Oriente e Africa non sono state raggruppate in un’unica classifica ma hanno ricevuto due riconoscimenti distinti, assegnati rispettivamente al Mimi Kakushi di Dubai (36mo) e all’Hero Bar di Nairobi (69mo). Rispetto agli anni precedenti, la geografia della mixology risulta sempre meno incentrata su America e Londra per assumere una dimensione sempre più internazionale.

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