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Silk Como: il nuovo cocktail bar che celebra la città della seta con mixology d’autore

Intervista a Giorgio Aceti, fondatore di Silk: “Un bar che racconta la mia storia, ma è pensato per tutti”

Ci troviamo a Como per incontrare Giorgio Aceti nel suo recentissimo cocktail bar, Silk, inaugurato soltanto due mesi fa nel cuore del centro storico. Si tratta di un’iniziativa che affonda le sue radici in un legame di amicizia, nel desiderio di tornare alle origini e in un percorso professionale ricco di esperienze. L’ambiente si distingue per la sua raffinatezza arricchita da elementi dal sapore contemporaneo: spicca uno specchio dalla cornice aurata con la scritta “Silk makes you bella” e un ritratto di Audrey Hepburn impreziosito da un neon con la scritta “love”. Attualmente il locale non dispone ancora di spazi esterni, sebbene sia stata già presentata la relativa richiesta autorizzativa

Giorgio, innanzitutto: questa è la tua prima attività da proprietario?
Sì, Silk è il mio primo progetto personale. È nato da un’idea condivisa con il mio socio e amico di infanzia, Massimiliano Gatti, che proviene da una storica famiglia comasca attiva nell’industria tessile. Abbiamo sempre sognato di creare qualcosa insieme, e oggi finalmente ci siamo riusciti.

Come mai il nome “Silk”?
Perché volevamo onorare Como, la “città della seta”. È un richiamo alle origini del mio socio, ma anche al mio percorso personale: ho vissuto sette anni a Londra e l’uso dell’inglese nel nome richiama anche quell’esperienza. Silk è un punto d’incontro tra le nostre storie.

Parlaci del tuo percorso: come sei arrivato fin qui?
Ho 31 anni, e ho iniziato a lavorare nel mondo dell’ospitalità 13 anni fa. Dopo tre anni a Como, ho deciso che volevo migliorare davvero. Mi sono chiesto: “Dove posso imparare dai migliori?” La risposta ai tempi era Londra, come chi vuol fare la pizza e va a Napoli. Così sono partito. All’inizio pensavo di fermarmi per pochi mesi, poi sono rimasto sette anni.

Dove hai lavorato durante gli anni londinesi?
Tra le esperienze più importanti, cito quella al Ritz e la riapertura del Jumeirah Carlton Tower vicino a Knightsbridge, insieme al mio caro amico Manuel Spolaore. Inoltre, ho avuto l’onore di collaborare anche con Enrico Gonzato. In mezzo, ho fatto una scappata a Como per l’apertura del Mandarin Oriental per poi tornare a Londra per altri tre anni. Infine, ho sentito il bisogno di tornare: la mia famiglia, mio fratello che stava per avere un bambino… era il momento giusto.

E così nasce Silk. Che tipo di locale volevi creare?
Silk è un cocktail bar, ma non è un posto elitario. È elegante, sì, ma vuole essere inclusivo, aperto a tutti. Puoi bere di tutto, da un Gin Tonic a uno Spritz, ma il nostro focus sono ovviamente i nostri Signature. È il mio modo di esprimere creatività attraverso la mixology e la narrazione personale.

Raccontaci del menù. Anzi, dei due menù.
Esatto. Abbiamo due menù: uno grande con tutti i classici – spirits, vini, birre, soft drinks – e uno piccolo, molto speciale, chiamato “Biography”, molto pop. È la mia biografia liquida: racconta la mia carriera attraverso i cocktail che ho creato nel tempo.

Sono sei drink, come i locali dove hai lavorato a Londra…
Si. Sound of Speyside è uno dei primi, un twist su un Old Fashioned. Silk Punch, il drink best seller, è un clarified milk punch, il Green Hot Chili Margarita, un twist piccante sul margarita, il Clear Bellini, e il 24 Karat Gold, creato su misura per un cliente amante dell’Amaro Montenegro.

Cambierà spesso la drink list?
Ogni sei mesi. La prossima uscirà probabilmente a febbraio, dopo una breve pausa invernale a gennaio.

Richiami una clientela locale o turistica?
Il primo mese erano soprattutto locali, poi ad agosto quasi solo turisti, com’è normale a Como. Ma l’obiettivo di Silk è chiaro: l’ho aperto per Como, per i comaschi.

TRE CURIOSITÀ

Il tuo cocktail preferito?
Amaretto Sour e Aperol Spritz.

Quello che ti piace di meno?
Old Fashion a parte, che bevo volentieri, tutti quelli con il whisky. 

E il tuo distillato del cuore?
In questo momento mi sto appassionando al tequila ma se proprio devo dire la verità, a me piacciono di più i bitter morbidi, come l’Aperol.

Foto in copertina: Credits Nicole Cavazzuti
Foto interne: Credits Debrief Agency

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