Omar Vesentini è da oltre tre decenni una figura di riferimento nel mondo della mixology. Il suo percorso nel settore inizia addirittura prima degli studi specialistici: era ancora alle scuole medie quando, durante una pausa estiva, varcò per la prima volta la soglia di un bar e comprese immediatamente che quella sarebbe stata la sua strada. Da quel momento non ha mai abbandonato questo universo professionale. Attualmente è l’anima dell’Hemingway Cocktail Bar di Como, un’attività che dal 2017 ospita una clientela internazionale offrendo molto più di semplici bevande di qualità: si tratta di un vero e proprio viaggio nella cultura e nella narrazione.
Nel corso del 2024, affiancato dalla sua squadra, si è aggiudicato la Como Lake Cocktail Week, manifestazione di primo piano nel panorama della mixology locale. Oggi guarda al domani del comparto con interesse ma anche con una certa inquietudine, specialmente riguardo all’approccio delle giovani generazioni verso questa professione: “Non è solo cambiata l’educazione, è cambiato il modo di vedere il lavoro. Per molti ragazzi, la ristorazione è solo un passaggio, un obbligo. Non una scelta consapevole. Eppure siamo il Paese che ha insegnato al mondo come si mangia e come si beve. Noi siamo cresciuti tra tavole imbandite, pranzi della domenica, famiglie che davano un valore autentico al cibo e alla condivisione. Questa cultura oggi rischia di perdersi”, dichiara.
Un cocktail bar che evoca lo scrittore americano
Sebbene l’apertura risalga al 2017, l’ambiente trasporta i visitatori in epoche ben più remote. Ogni elemento è studiato per richiamare i luoghi e i periodi che hanno caratterizzato la vita di Ernest Hemingway: i rivestimenti marmorei e le essenze lignee scure richiamano l’iconico Harry’s Bar veneziano; la raccolta di manufatti caraibici evoca invece la celebre Bodeguita del Medio dell’Avana; il banco in mogano massiccio si impone nella zona principale con la solennità dei grandi classici del continente europeo. Nella zona verandata si respira un’atmosfera diversa: qui Omar rappresenta l’Hemingway esploratore, pescatore, amante delle attività outdoor. Le superfici murali diventano narrative attraverso trofei di caccia, pesci e volatili tassidermizzati che ricreano l’ambiente di uno studiolo privato del romanziere.
Uno spazio esterno con vista lacustre
L’Hemingway Cocktail Bar può contare su una zona all’aperto collocata strategicamente in Piazza Volta, crocevia fondamentale tra il bacino lacustre, lo scalo ferroviario e il nucleo storico cittadino. Pur non essendo contiguo al locale principale, nei mesi da marzo a ottobre Omar lo rende funzionale mediante un banco esterno che permette di proporre quasi il 90% dell’offerta di drink. Anche in questo contesto, la cura per i particolari rimane prioritaria: il servizio mantiene velocità ed eleganza senza compromessi.
La drink list rinnovata: un’anticipazione autunnale
Dopo alcuni anni di sperimentazione con menu stagionali, Omar ha optato per una proposta annuale. La motivazione? La clientela è prevalentemente turistica e spesso ricerca continuità nell’esperienza durante l’intero anno.
Il nuovo menu debutterà ufficialmente il 21 settembre, coincidendo con l’arrivo dell’autunno. Tuttavia, possiamo già fornirne un’anticipazione. “La nuova carta sarà un viaggio nel tempo e nello spazio. Si parte dall’Europa degli anni ’30, si passa per la Parigi degli anni ’20, fino ad arrivare al Golfo dei Caraibi negli anni ’50. Ogni cocktail racconta un luogo o un personaggio vicino a Hemingway: ci saranno omaggi a Gregorio Fuentes, il timoniere de Il Vecchio e il Mare, e riferimenti a Josephine Baker, icona burlesque che lo stesso Hemingway definì la donna più sensazionale che qualcuno abbia mai visto. Ogni drink sarà una pagina della sua vita, una tappa del suo viaggio nel mondo e nella letteratura.”
Tra le proposte inedite emerge L’Isola nella Corrente, cocktail che prende nome dal romanzo postumo hemingwaiano e rappresenta una reinterpretazione moderna del Mai Tai. “È un drink più pulito, più raffinato, con un tocco italiano grazie all’Amaro Santoni. Lo serviamo in un rock glass dalle linee rétro, perfettamente coerente con l’identità visiva del locale.”
Le proposte storiche immutabili
Parallelamente alle innovazioni, rimarranno disponibili cinque signature drink tradizionali, intimamente connessi all’esistenza e alle consuetudini di Hemingway:
Martini “alla Montgomery“: 15 parti di gin, una di vermouth, come lo beveva all’Harry’s Bar.
Negroni “Good Lion”: ispirato a una novella per bambini, con un leone che beve Negroni a Venezia.
Papa Doble (Daiquiri): la versione non frozen, rivisitata, del Daiquiri preferito da Hemingway, con una miscela di rum caraibici.
Champagne Cocktail: stile Ritz di Parigi, ma con cognac e Grand Marnier alla vaniglia, completato con Franciacorta.
Mojito: il classico intramontabile, fresco e cubano.
Clientela internazionale, spirito locale
Ma che cosa chiede di solito la clientela internazionale?
In genere cocktail alcolici, anche perché non devono guidare. I più richiesti sono ovviamente quelli legati a Hemingway, come Mojito e Daiquiri. Ma anche Amaretto Sour, Espresso Martini e Spritz vanno fortissimo.
Mocktail? Trend passeggero o rivoluzione?
C’è sicuramente più richiesta rispetto al passato, ma resta una nicchia. Non so se sia una moda o un’abitudine che si radicherà. In ogni caso, oggi c’è molta più attenzione: anche i cocktail analcolici vengono studiati e preparati con tecnica e qualità, non sono più solo succhi improvvisati.
Come si fidelizza un cliente straniero?
Con cura e affetto. Un sorriso, un saluto, un grazie e un arrivederci. L’ospitalità è tutta lì.
Classifiche, social e cocktail week
Cosa pensi dei 50 Best Bars?
Li invidio tutti, dal primo al centesimo. Sono una classifica che conta, perché crea turismo e visibilità anche per chi lavora lontano dai grandi centri.
E la vittoria alla Como Lake Cocktail Week?
Tanta visibilità tra gli operatori del settore, ma pochi clienti nuovi. Le cocktail week sono eventi dedicati a chi lavora in questo mondo. Vanno vissuti con questo spirito.
Non hai un profilo Instagram personale. Che rapporto hai con i social media?
So che sono importanti, ma non li amo. Non ci passo molto tempo. Il profilo del locale è gestito da un collettivo interno.
Durante l’anno organizzate eventi?
Sì, masterclass, degustazioni, collaborazioni con ristoranti e hotel. Le guest shift solo in occasioni speciali, come la Como Lake Cocktail Week.
Tre domande personali
Il tuo drink preferito?
Montgomery Martini.
Quello che proprio non ti piace?
Lo Spritz.
Il distillato che ami di più? E quello che non riesci a bere?
Adoro il mezcal. Non ho mai avuto grande feeling con la grappa.
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