venerdì, Novembre 28, 2025
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Angel Face: il cocktail degli Unforgettables tra gangster, guerre e misteri

L’Angel Face non figura tra i drink più noti della categoria Unforgettables nella lista ufficiale IBA. Tuttavia, questo cocktail che combina gin, apricot brandy e calvados custodisce una storia affascinante e piena di interrogativi, legata a criminalità organizzata, conflitti mondiali e pellicole cinematografiche celebri (anche se il drink non vi compare mai). Merita certamente di essere rivalutato, in particolare da chi ama i cocktail dal profilo fruttato, con una dolcezza equilibrata ma dotati di forza, sia in termini di gradazione alcolica che di personalità.

Le origini avvolte nel mistero

Come accennato, la genesi dell’Angel Face resta un enigma. Quel che è certo è che la formula appare nel celebre “The Savoy cocktail book” di Harry Craddock, pubblicato nel 1930. Una teoria sostiene che possa essere stato concepito negli Stati Uniti durante il Proibizionismo, utilizzando liquori dal gusto marcato per coprire la scarsa qualità del gin che si trovava in circolazione in America all’epoca.

Un’altra ipotesi si basa sulla presenza del Calvados, il distillato di sidro tipico della Normandia, poco conosciuto oltre Atlantico prima del secondo conflitto mondiale ma molto diffuso in Francia dopo che l’epidemia di filossera aveva devastato i vigneti tra fine Ottocento e inizio Novecento. Secondo questa versione, il cocktail sarebbe nato a Parigi e sarebbe stato lanciato dal rinomato bartender Harry MacElhone. Tuttavia, nessuna delle due teorie trova riscontro in documenti storici verificabili.

Una volta che Harry Craddock pubblicò la ricetta, l’Angel Face ottenne una discreta popolarità in Europa e America, al punto che l’International Bartenders Association (IBA) lo inserì nella sua prima lista ufficiale nel 1961. Venne poi eliminato durante la prima revisione del 1986, per essere infine reintegrato dalla quinta edizione del 2011 nella categoria Unforgettables, cavalcando l’onda della riscoperta dei cocktail classici del primo Novecento.

L’origine del nome tra gangster e cannoni

Benché manchino conferme definitive, l’opinione più diffusa vuole che il cocktail sia stato intitolato al gangster Abe Kaminsky, detto proprio “angel face” (faccia d’angelo), che durante gli anni del Proibizionismo operò insieme alla temibile Purple Gang di Detroit, distinguendosi in rapine ed estorsioni ai danni degli speakeasy clandestini. Le sue imprese criminali furono ampiamente documentate dai quotidiani dell’epoca, anche sulla stampa europea.

Lo storico della mixology Fulvio Piccinino nel suo volume “Saperebere” propone invece una ricostruzione diversa: in origine il cocktail si sarebbe chiamato French 75, come il calibro di un celebre cannone francese utilizzato nella Prima guerra mondiale, suggerendo una nascita tra il 1914 e il 1918. Nulla a che vedere, naturalmente, con l’omonimo drink a base di gin e Champagne che conosciamo oggi. La rinominazione in Angel Face sarebbe avvenuta per opera di Harry MacElhone durante i festeggiamenti del luglio 1919 a Parigi, in occasione della conferenza di pace che chiuse la Grande Guerra.

La stessa fonte aggiunge che “la ricetta potrebbe essere stata anche ribattezzata dopo il 1942, anno di uscita del famosissimo film ‘Casablanca’”, in cui “Humphrey Bogart, noto bevitore di Martini, interpreta Rick Blaine, detto ‘faccia d’angelo’, titolare del bar più famoso della storia del cinema: il Rick’s Café Americain”. Sta di fatto, però, che nel film non compare il nostro cocktail, bensì il “vero” French 75, quello con gin e Champagne.

Per completezza, va ricordato che molti anni dopo l’appellativo “faccia d’angelo” fu associato a un altro pericoloso criminale, stavolta italiano: Felice Maniero, leader della mala del Brenta che seminò il terrore nel Nord-Est tra gli anni Settanta e Novanta del secolo scorso. Ma questa è un’altra vicenda…

La ricetta IBA dell’Angel Face

Tecnica: Shake and Strain

Bicchiere: coppetta a cocktail

Ingredienti:

  • 30 ml gin
  • 30 ml apricot brandy (liquore all’albicocca)
  • 30 ml Calvados (distillato di sidro di mele)

Le interpretazioni alternative

La formula codificata dall’IBA ricalca sostanzialmente quella resa pubblica da Harry Craddock nel 1930, ma alcuni manuali – come quello firmato da Stan Jones nel 1977 o il rinomato portale specializzato Difford’s Guide – propongono di realizzare l’Angel Face nel mixing glass, applicando la tecnica Stir and Strain invece dello shaker. “Questo cocktail – spiega Simon Difford – ha un aspetto migliore quando mescolato, ma la ricetta originale […] viene agitata, e la diluizione extra aiuta a addolcire questo classico. Perciò ho aggiunto un po’ d’acqua per aumentare la diluizione nella preparazione mescolata. Anche se è un’eresia, al posto dell’aggiunta di acqua fredda funziona anche una spruzzata di ‘bevanda al succo di mela’ processata e confezionata”.

Nell’ultima edizione della sua lista ufficiale, l’IBA suggerisce anche di sperimentare con differenti tipologie di gin, e propone di “sostituire il Calvados con un Pear Brandy oppure uno Opuntia Prickly Pear Brandy Spirits (prodotto dalle foglie di fico o nopal cactus) o uno Skane Akvavit (svedese, aromatizzato con cumino, anice e finocchio)”. In alternativa, al posto dell’apricot brandy, si possono utilizzare un Pineau des Charentes, un St. George Spiced Pear Liqueur o un Amaretto & Pesca Lazzaroni.

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