giovedì, Novembre 13, 2025
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Almave: l’agave blu senza alcol di Lewis Hamilton e Iván Saldaña arriva in Italia

C’è stato un tempo in cui un distillato privo di alcol sarebbe apparso come un ossimoro. Oggi rappresenta una realtà concreta e Almave, nato in Messico e da poche settimane disponibile in Italia, è uno dei primi prodotti a introdurre questa alternativa in un segmento ancora tutto da esplorare.

Dietro il progetto ci sono Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo di Formula 1 e appassionato di tequila, e Iván Saldaña, biochimico messicano e figura di riferimento nel panorama dei distillati artigianali. Insieme hanno creato un prodotto che non solo è completamente analcolico, ma riscrive l’intero processo produttivo con l’obiettivo di esprimere l’identità dell’agave in una forma inedita.

Un processo produttivo rivoluzionario

Il principio è semplice, ma radicale: partire dall’agave blu Weber degli altipiani di Jalisco, cuocerla e macinarla seguendo la tradizione, ma escludere completamente la fermentazione. Questo significa che l’alcol non si genera affatto e quindi non è necessario alcun processo di rimozione successiva, nessuna dealcolazione, nessuna manipolazione chimica.

Almave è ottenuto tramite una distillazione multipla, studiata per preservare e concentrare il profilo aromatico della pianta (note erbacee, sfumature verdi, componenti minerali) e ricostruire una sensazione tattile attraverso elementi naturali come zuccheri d’agave e glicerina vegetale.

Due espressioni, due caratteri

Realizzato in due versioni, Blanco, la più fresca e vegetale e ideale per la miscelazione, e Ámbar, la più morbida e calda, con note che ricordano l’agave cotta e il caramello, adatta anche al consumo liscio: due anime diverse per due momenti diversi.

La Blanco, che abbiamo degustato, si presenta limpida e brillante. Al naso emergono toni verdi, sfumature erbacee e un accenno di agrume. In bocca è secca, lineare, essenziale, con una chiusura pulita e una leggera sensazione minerale. In un Margarita analcolico (50 ml di Almave Blanco, 25 ml di lime fresco, 15 ml di sciroppo d’agave) il risultato è diretto, equilibrato. L’agave resta percepibile, senza sovrastrutture, e il cocktail si presta a diverse interpretazioni. Una base solida per costruire, anche in contesti in cui l’alcol non è contemplato ma il gesto del bere resta centrale.

Un mercato in forte espansione

Il lancio di Almave si inserisce in un momento in cui il segmento no e low alcol sta crescendo a doppia cifra a livello globale. Per il mondo Horeca non si tratta più solo di seguire un trend, ma di intercettare una richiesta concreta, che arriva da clienti più consapevoli e attenti. L’idea di “intentional drinking”, bere meno ma meglio, si traduce oggi in una domanda di prodotti autentici, con un’identità sensoriale e produttiva precisa. Almave risponde proprio a questo: non cerca di simulare un’esperienza alcolica, ma di proporne una diversa.

Il fatto che l’alcol sia assente già in partenza e non eliminato successivamente ha un impatto importante anche sul profilo aromatico: secondo Saldaña, il terroir dell’agave non è nell’etanolo, ma nella pianta. Altitudine, composizione del suolo, microclima e tecniche agricole sono le variabili che determinano l’identità della materia prima, e la distillazione multipla serve a renderla leggibile anche in assenza della fermentazione. Il risultato è una voce più pulita, forse più “cruda”, ma non per questo meno espressiva.

Una nuova risorsa per la mixology contemporanea

Per bartender e professionisti della miscelazione Almave apre un nuovo terreno: non un sostituto della tequila ma un ingrediente da esplorare per costruire una carta contemporanea che sappia parlare anche a chi sceglie di non bere alcol.

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