Tra i nuovi prodotti, al Roma Bar Show mi ha colpito un aperitivo dalla bottiglia da un litro, azzurra come il mare della Costa Smeralda. Ha un nome furbo, un colore che ipnotizza e un cuore 100% sardo: si chiama Spinello Spritz.
Dietro ci sono la firma della distilleria Silvio Carta e la faccia sorridente di Nino Mason, classe 1988, nipote di Elio Carta.
Nino è cresciuto respirando il profumo della Vernaccia e ascoltando storie di distillati. Oggi vuole che la Sardegna si beva, non solo si racconti.
Il primo a credere nel progetto? Lo zio Elio, leggenda vivente della liquoristica italiana.
Lo intercetto tra un brindisi e l’altro, mentre offre assaggi di quel liquido celeste che sa già d’estate.
Se dici “Spinello”, pensi subito a una canna… È un nome furbetto?
Nino Mason: Furbetto sì, ma con un senso preciso. “Spinello” richiama l’olivello spinoso, uno dei due ingredienti principali. L’altro è la spirulina, che dà quel colore azzurro così particolare. Entrambi sono sardi, come noi. Volevamo un nome immediato, ironico, che incuriosisse e raccontasse la nostra terra. E poi diciamolo: una volta che lo senti, non lo dimentichi più.
È stato presentato prima a Vinitaly. Qui al Roma Bar Show è la conferma?
Esatto. Vinitaly è stata l’anteprima, il battesimo. Ora, al Roma Bar Show, lo lanciamo ufficialmente per l’estate 2025. È un prodotto che funziona: fresco, leggero, facile da preparare. Ma con un’identità forte.
Com’è nato?
Volevamo creare uno Spritz alternativo, senza usare vino con bollicine, che potesse rappresentare la Sardegna. L’idea è partita un po’ per gioco tra me e il team. Ma poi è piaciuta a tutti, anche a mio nonno. Abbiamo studiato, testato e alla fine è nato lo Spinello.
Cosa dobbiamo aspettarci?
È un aperitivo da 11 gradi, da servire con acqua tonica neutra in parti uguali – 80 ml e 80 ml – con ghiaccio abbondante e una scorza d’arancia. Così il cocktail finito si assesta sui 4 gradi, perfetto per l’aperitivo. È beverino, ha note di macchia mediterranea, agrumi e un tocco salino. E il colore… quello parla da solo.
Quali sono le strategie per farlo conoscere?
Stiamo lavorando con diversi locali, soprattutto in Sardegna, per farlo girare già da adesso. In parallelo puntiamo molto sui social: abbiamo appena creato una pagina dedicata e tanti gadget – cappellini, portachiavi, adesivi, persino sei filtrini di carta stampati apposta. L’idea è dare al pubblico qualcosa che resti, che faccia sorridere e crei curiosità.
Parliamo di costi…
Il prezzo varia in base alla quantità acquistata e agli accordi con i distributori, ma resta competitivo. Il vero vantaggio? Non serve vino con bollicine, come prosecco o spumante: basta l’acqua tonica, che costa molto meno. Eppure lo Spinello Spritz può essere venduto al prezzo di uno spritz classico. Questo garantisce ai locali un ottimo margine, con un prodotto scenografico, fresco e aromatico.
Quante bottiglie avete prodotto per il lancio?
Qualche migliaio, e sono già quasi terminate. Sarà anche grazie al formato da un litro, comodo per chi lavora nei locali, ma Spinello Spritz è andato via davvero velocemente. Il riscontro è positivo, anche fuori dalla Sardegna.
Dietro a Spinello c’è la storia di una distilleria che da decenni fa innovazione…
Esatto. Siamo cresciuti con la tradizione della Vernaccia e del mirto, poi ci siamo allargati a gin e vermouth. Di recente ci siamo messi in gioco su altri fronti: il distillato di agave “41 Bis” e il nostro Whisky from Sardinia, per esempio, sono stati progetti che ci hanno dato grandi soddisfazioni.
Quindi il bilancio è positivo?
Sì, sta andando benissimo. Le bottiglie sono quasi esaurite e stiamo preparando un nuovo imbottigliamento. La risposta è stata superiore alle aspettative.
Avete mai pensato al rum?
Ce lo chiedono spesso. Ma la canna da zucchero non è ancora una coltivazione autoctona sarda, quindi per ora non è nei nostri piani. Noi lavoriamo solo con materie prime locali, è una scelta identitaria. Però mai dire mai: il mondo cambia, e anche l’agricoltura si adatta.
Chiudiamo con una battuta. Tu bevi Spinello Spritz anche fuori dal lavoro?
Sì. E ti dico di più: lo consiglio. È buono, fresco, divertente. E ha quella cosa in più che non si può spiegare: sa di Sardegna.
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