Lo shaker nasce prima del cocktail. A raccontarlo sono, tra gli altri, Jared Brown e Anistatia Miller nel libro Viaggio di spirito: la storia del bere – Volume due, dagli osti ai mixologist.
Per scoprire le origini di questo strumento iconico bisogna fare un salto indietro di quasi cinque secoli, nella Germania del Cinquecento, dove compare un oggetto affascinante quanto enigmatico: il Doppelfassbecher. Il nome suona come uno scioglilingua, ma la forma risulta sorprendentemente moderna: due contenitori sovrapposti, uno dentro l’altro, che richiamano la sagoma di una doppia botte. I materiali utilizzati? Solo quelli più nobili: argento, ottone, oro. Una sorta di antenato dello shaker, nato però non per miscelare drink, ma per cerimonie religiose e brindisi rituali.
Dall’oreficeria sacra ai palazzi reali
Si tratta di un oggetto a cavallo tra arte orafa e strumento cerimoniale, che secondo le cronache accompagnò alcuni esuli tedeschi nei loro spostamenti, custodito insieme a manoscritti e oggetti preziosi. All’epoca, tra persecuzioni religiose e conflitti di fede, molti attraversarono la Manica in cerca di protezione. Il destino volle che nel 1714 proprio un tedesco, Giorgio I di Hannover, salisse al trono d’Inghilterra. E così quell’oggetto, un tempo portato in fuga da suoi connazionali, tornò in patria nelle sale dei palazzi reali.
La nascita dello shaker moderno
Il tempo scorre, e verso la fine del Settecento, nelle officine metallurgiche di Sheffield, nasce il cobbler: lo shaker nella sua forma moderna. Più essenziale, raffinato, pratico.
Nell’Ottocento, il cobbler diventa un oggetto di tendenza. A distribuirlo è la Farrow & Jackson Limited, prestigiosa azienda londinese che fornisce i locali più rinomati dell’epoca. Lo shaker non è più semplicemente uno strumento: diventa un simbolo di distinzione. E i bar? Si trasformano in veri e propri teatri. Nel 1856, il Brooklyn Daily Eagle descrive i bartender come “acrobati in cravatta”, capaci di lanciare bottiglie e shaker con l’abilità di un performer di strada su Fifth Avenue.
La leggenda atlantica del 1865
La vera storia leggendaria, però, prende il mare nel 1865. Su una nave Cunard in navigazione attraverso l’Atlantico, un ufficiale dell’Unione nordista, reduce dalla guerra di secessione americana, attira l’attenzione non per le imprese belliche, ma per un talento molto più apprezzato a bordo: la preparazione di cocktail.
Lo shaker – rigorosamente in argento – diventa il suo strumento distintivo. Le signore, afflitte dal mal di mare, trovano sollievo nei suoi drink. Il segreto? Una coreografia elegante che alterna shaking (agitare) e throwing (versare con gesto scenografico da un bicchiere all’altro).
Da oggetto sacro a icona di stile
E così, da strumento rituale a emblema di raffinatezza, lo shaker ha attraversato secoli e continenti, evolvendosi da oggetto sacro a protagonista indiscusso della mixology moderna.
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