Le tendenze della mixology dalla Palermo Cocktail Week 2024
Per sette giorni, il capoluogo della Sicilia si è trasformato nella capitale della mixology con la seconda edizione della Palermo Cocktail Week (dal 18 al 24 novembre), un evento che ha celebrato l’arte del bere miscelato attraverso incontri, degustazioni e momenti di convivialità con ben 22 locali coinvolti che – per l’occasione – hanno presentato un menù esclusivo e ospitato guest di prestigio.
Se i protagonisti assoluti, quindi, sono stati bartender e cocktail, la manifestazione è stata anche un’occasione preziosa però per scoprire prodotti d’eccellenza di piccole o medie aziende. Dai distillati artigianali ai liquori tradizionali, passando per bitter e sciroppi di alta qualità. Non sono mancate poi masterclass e workshop, momenti di formazione e approfondimento per professionisti e appassionati organizzati a Villa Filippina dove è stato possibile confrontarsi su trend e strategie vincenti.
I TREND
Ritorno al classico con un tocco moderno
In generale, sono tutti d’accordo: oggi vanno i grandi classici della miscelazione ma con una sfumatura contemporanea. Insomma, drink che combinano tradizione e modernità: “C’è un ritorno alle ricette evergreen e alle presentazioni minimaliste e pulite, anche se restano spazi per creazioni controcorrente come il nostro Ramos al rabarbaro e fragola che rivisita in modo originale un grande classico”, osserva Dario Comis, bar manager del Wisdomless Lab di Roma. D’accordo con lui è Davide Patta, tra i soci di Ruggine Bologna (locale che ha fatto la storia della miscelazione cittadina e che ha compiuto dieci compleanni nel 2024) che racconta la sua esperienza recente: “Per il nostro decennale abbiamo riproposto best seller come l’Americano e il Long Island, ma con tecniche moderne e ingredienti di qualità. Sono i drink più apprezzati”
Tutti pazzi per lo yuzu
Nonostante la centralità diffusa dei prodotti del territorio, da Nord a Sud è boom per lo yuzu, agrume giapponese sempre più usato nei bar di ricerca. “Lo yuzu è il presente e il futuro: versatile e profumato, è un agrume ideale nei cocktail. Per esempio, noi nel Ikigai lo abbiniamo al sake per creare un drink che richiama sapori giapponesi autentici.”
Sostenibilità
Ridurre gli sprechi e gestire l’attività in linea con i principi della sostenibilità sono altre due tendenze diffuse, che sia per necessità o per virtù. “Contenere il drink cost significa anche usare i prodotti nella loro interezza. Nel nostro Sour Grapes, per dirne una, utilizziamo gli scarti d’uva per diluire e completare il cocktail”, ricorda Davide Patta.
Il cliente al centro dell’esperienza
Oltre alla qualità dei cocktail a fare tornare in un locale sono l’ospitalità e l’ambiente. “Offrire buoni drink è il minimo. A fare la differenza sono la capacità di accogliere con empatia i clienti, di farli sentire a casa e di metterli a proprio agio”, commenta Dario Comis.
Davide Patta annuisce: “I consumatori cercano locali che siano anche un rifugio dalla routine, un luogo dove rilassarsi e festeggiare”, osserva. Sulla stessa linea Gabriele Da Carli, bar manager di Deca a Palermo: “Per fidelizzare gli ospiti è indispensabile farli stare bene a livello emotivo e psicologico”.
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